25/1/12

Pierantonia è cupa.

E' seduta. Qualcosa la turba. Pierantonia ha gli occhi rossi, forse lucidi. La bocca imbronciata e le dita nervosamente intrecciate tra loro, in continuo movimento.
"Ah eccoti!Guarda che la Dirigente tra poco passerà a chiederci quel dossièr e se non ci trova sedute davanti al computer sono cavoli amari" dice sorridente la sua collega.
"Certo, certo, arrivo subito....stavo solo prendendo una boccata d'aria, due minuti e arrivo. Giusto il tempo di fumarmi una sigaretta" risponde con aria assente Pierantonia, con lo sguardo fisso nel vuoto.
"Ok, ma sbrigati, anche perchè qui fuori si gela!Brr...io rientro, a dopo!".
Pierantonia sfila tremante una sigaretta, la accende, e aspira nervosamente. 
"Tin-tin". E' arrivato un messaggio, o almeno così sembrerebbe. Strano però, Pierantonia sembra proprio non essersene accorta. 
"Tin-tin". Un secondo messaggio. Pierantonia sospira e getta via con rabbia la sigaretta, ancora a metà. Cerca il cellulare, sospira ancora e finalmente legge: "Tesoro scusa, ho fatto di nuovo tardi ieri sera e quando sono tornato già dormivi. Stasera ceniamo insieme :)?". Pierantonia sorride sarcastica. 
Secondo messaggio: "Piccola come mai non mi rispondi?Fammi sapere per stasera". 
Pierantonia spegne il cellulare rabbiosa. Lo infila in tasca. Poi lo riprende e inserisce il numero di sua cugina.
"Risponde la segreteria telefonica. Lasciare un messaggio, grazie."
"Ehi Belèm, sono io. Ho bisogno di parlarti. Avevo pensato di non dirlo a nessuno, ma non riesco a gestire da sola questa situazione. Richiamami.". Chiuso il cellulare, lo rinfila in tasca. Poi, finalmente, rientra in ufficio, trascinando rumorosamente i piedi e  scuotendo l'aria intorno a sè.

29/9/11

Pierantonia e i laureati (italiani!)


"Ancora?!Ancora le stesse cose, dette e ridette. Ma questi politici non sanno davvero dire altro? Praticamente ci spingono a rinnegare  la nostra nazionalità perchè non sono in grado di far funzionare le cose. E diciamolo chiaramente: le cose non funzionano affatto. E allora la soluzione che ci prospettano qual'è? L' emigrazione."
"Emigrate gente, emigrate!".
"Certo, è facile per loro. Ed i soldi chi ce li dà? E poi io sono italiana! Ho studiato, pagato le tasse, avrò pur qualche diritto a poter vivere qui o no?". Pierantonia è seduta davanti alla Tv, ascoltando uno dei tanti buffi ometti dall' espressione amorfa e statica mentre afferma sospirante: "Lavoro non ce n'è, cari ragazzi. Andate fuori, all' estero!".
"Eh si, perchè secondo quel sudaticcio ometto andare "fuori" per noi giovani laureati italiani è facile, come no! Salvo qualche laurea tecnica, ancora poco inflazionata, la maggior parte delle lauree italiane -diciamocelo- non serve a nulla. Come pretende il caro ometto che il laureato italiano medio, a 25 anni, possa competere con il laureato francese, tedesco, inglese, americano, indiano, cinese, australiano, che a 25 anni ha già una laurea, due master, mille stage alle spalle ed almeno due esperienze lavorative NEL SUO CAMPO?! Si, perchè i sistemi universitari oltreconfine funzionano meglio: ma non perchè siano migliori a livello didattico, ma semplicemente perchè consentono agli studenti di entrare in contatto reale con il mondo del lavoro fin dal secondo anno universitario; perchè le lauree durano meno; perchè sono meno teoriche (forse!).
"Eh, ma la teoria che s' impara qui da noi non ha eguali in nessun' altro Paese" afferma l' ometto.
"Allora, partendo dal presupposto della veridicità di tale affermazione, anche fosse vero, cosa ci dà tutta questa teoria? Un bel pezzo di carta appeso al muro, punto. E poi parliamoci chiaramente, in Europa siamo dei TARDONI!! A 25 anni spesso ancora all' università, senza aver MAI fatto esperienza lavorativa, anche fosse gratuitamente, nel campo di nostra pertinenza. E allora qual'è la soluzione? Secondo l' illustre omuncolo emigrare. Certo, perchè noi tardoni ricchi di teoria e poveri di pratica, per quanto intelligenti e pieni d' iniziativa, ben possiamo competere con i nostri coetanei europei, come no! Qualcuno sicuramente potrà anche, grazie eventualmente ad una carriera universitaria un pò di nicchia, o grazie a qualche "agganciata" università privata. Ma la maggior parte non può, siatene certi.
Prendiamo ad esempio l' inflazionatissima laurea in Giurisprudenza. "La teoria e lo studio del diritto come si fa in Italia non ha paragoni!" affermava con orgoglio qualche bisavolo. Ma, ahimè, i tempi sono cambiati. E della teoria, se sganciata dalla pratica, non se ne fa davvero nulla nessuno! Ma ritornando al discorso sull' "emigrazione" e prendendo come esempio il laureato medio in giurisprudenza in Italia, la risposta è una sola: impraticabile. A meno che tu non sappia quattro lingue, abbia preso un master (o due) all' estero ed abbia già lavorato (gratis o no) per almeno tre anni. Ecco, allora forse puoi provare a lavorare all' estero. Ma la maggior parte della gente comune, ahimè, non può permettersi una carriera universitaria di 6.000 euro all'anno, master di 10.000 e vari corsi di lingua il cui costo supera spesso l'umana comprensione. Quindi ragazzi, andate all' estero, si. Ma lasciate la laurea nel cassetto, a meno che non vi serva per altro...."

2/5/11

Pierantonia e "La ciociara"

Pierantonia è seduta al bar, con un libro in mano.
"La ciociara" giace aperto sulle sue gambe. Pierantonai sbuffa, sospira, un sorso di caffè e via un altro sospiro, questa volta più prolungato. "Il tempo passa. La società cresce, ma certe cose rimangono uguali, se non peggio.
La realtà è che viviamo in un mondo malato, crudele, indifferente e profondamente egoista. Non credi?" dice rivolgendosi a Dolcemetà, che dall' altra parte del piccolo tavolo di legno sorseggia beato il suo tè alla pesca.
"Mmmh, mmh. Hai ragione." risponde Dolcemetà continuando a smanettare allegramente con il suo smart phone di ultima generazione. "Ormai ho superato i 30 e tutto ciò che avrei voluto fare nella vita non si è realizzato. Ti rendi conto che per noi donne questa società è profondamente ingiusta? Non pensavo di poterlo mai dire, ma ora finalmente riesco a capire il significato della frase "Auguri e figli maschi!". E non è solo questo, è tutto un insieme di situazioni che vi favoriscono. E poi diciamo la verità, neanche è solo il fatto di essere uomini. Tutti siamo in qualche modo discriminati, ma la migliore condizione, quella di vero privilegiato in una società arretrata e bigotta come la nostra, è proprio la tua!" dice la nostra Pierantonia, questa volta con un pizzico di ira nella voce. "Io? A me non sembra proprio. Le vere privilegiate qui sono le persone ricche, così schifosamente ricche da potersi comprare chiunque e qualunque cosa!".
"Ma non sto parlando di ricchezza o povertà. Il mio discorso è molto più profondo. Levando di mezzo lo status sociale e le differenti realtà geografiche, e fissando l' attenzione su di un preferenziale stato di nascita sessuale e razziale, tu come preferiresti nascere?"
"Eheheh, ricco e possibilmente figlio di un Sultano Arabo, con tante donne a disposizione!!" sogghigna spavaldo Dolcemetà.
Ingoiando la banalità di tale risposta, Pierantonia continua: "La vera condizione privilegiata in cui un essere umano con un pò di pragmatismo e senso della realtà può desiderare di nascere è la tua: quella di uomo bianco in salute."
"Ahi se ti sentisse tua madre!!Ti darebbe della razzista senza mezze misure!" dice allora con tono particolarmente divertito Dolcemetà,  cui la conversazione inizia a suscitare un qualche interesse.
"Ma che razzista e razzista!!!Come al solito non hai capito niente del mio discorso. Sto dicendo che per quanto facciamo di tutto per nasconderlo, anche a noi stessi, la parità e l' eguaglianza non esiste, poichè il mondo è pieno di condizioni privilegiate, a cominciare dalla tua. Sicuramente esisteranno Paesi in cui questa demarcazione sia meno sentita, ma ciò certamente non vuol dire che non esista. L' illusione che il sesso o la razza non conti ormai nulla è un' utopia bella e buona!" dice un pò accaldata Pierantonia, con l' espressione di chi, forse per la prima volta, realizza una verità tanto amara e tanto reale.
"La scoperta dell' acqua calda!!!Dai su, non esagerare come al tuo solito. Il mondo è così, ma è bello anche per questo no? Pensa che noia se tutti fossimo trattati allo stesso modo!"
"Il mondo è bello per questo!!??Ma sei impazzito??Parli bene tu, da privilegiato quale sei..."
Beh, come era da aspettarsi, Dolcemetà, onde evitare un insensato e noioso litigio, per di più di prima mattina, si alza dalla sedia, infila la giacca e con un mezzo sorriso abbandona lì la sua inquieta compagna.
Pierantonia allora, guardando allontanarsi il suo interlocutore, borbotta tra sè e sè, e accigliata riprende la lettura.

9/4/11

Pierantonia e la triste realtà.

Pierantonia vorrebbe essere uomo. Si, perchè anche se durante la spensierata infanzia era orgogliosissima e si vantava della fortuna di essere nata donna, oggi non riesce proprio a ricordare il motivo di tanta insensato entusiasmo.
Inutile dire che Pierantonia vive in un mondo totalmente maschilista. Inutile affermare che l' uguaglianza dei sessi sia solo un formale e populista slogan politico.
Purtroppo Pierantonia, nonostante dovrebbe ormai essere consapevole della realtà Uomopolita in cui vive, non può restarne indifferente. E così soffre, piena di rabbia e profondamente schifata da ciò che accade intorno a lei.
Certo Pierantonia ha un lavoro, ma sicuramente non è quello per cui ha tanto sgobbato durante gli anni universitari ed in seguito, tra tirocini non retribuiti e schiavismo lavorativo.
Non solo ha visto passare davanti a sè uomini incompetenti ed arroganti, ma ha dovuto anche sopportare le loro squallide e poco celate avances, mascherando l'orrore per quegli sguardi invadenti.
"Ma purtroppo è così che vanno le cose" diceva Belèn alla giovane ed ingenua cugina "Tutto sta nel cadere nel letto giusto. Guarda me, se non avessi conosciuto Mr X (di cui preferisco non svelare il nome) ora forse non sarei dove sono. Certo, le qualità le avevo tutte, ma senza il suo aiuto non sarei giornalista al Tg delle 18!".
Eh si, Pierantonia conosceva bene il "giusto letto" di Belèn, perchè aveva personalmente presieduto all' ascesa della bella cugina. Erano molto giovani allora, 20 anni o giù di lì. Pierantonia era stata trascinata dalla cugina ad una festa in uno dei locali più "in" della capitale, in occasione di una festa universitaria. "Ambiente fantastico" aveva esclamato emozionata Belèn "Un mucchio di figli di papà e fighette" aveva sussurrato tra i denti Pierantonia. Ma nonostante ciò la festa era andata bene per Pierantonia, salvo per il vestito troppo corto che, suo malgrado, era stata praticamente costretta ad indossare. Avevano conosciuto qualche sbruffone e ricco ragazzo "di buona famiglia" e mentre Belèn si cimentava nello sperimentare l'effetto delle sue moine ammiccanti e fascinose, Pierantonia si era divertita a prendersi gioco dell' arroganza di quegli omuncoli inconsistenti, fingendo l' ignoranza che questi immaginavano in lei. E poi Belèn aveva conosciuto l' uomo "giusto". Giusto si, perchè era il direttore di un noto giornale locale.

Ma poi si sa, moralismi a parte, anche a Pierantonia ogni tanto piaceva fare la parte della bambolona senza cervello, perchè in fondo era anche divertente. Ma solo a piccole dosi, non certo come scelta di vita. Quando è un gioco è divertente. Quando diventa una soluzione di vita, ahimè, può diventare un incubo. Così mentre Belèn si era ormai abituata a vivere di moine, sorrisetti ammiccanti e velate battute a sfondo sessuale, andando avanti così nella sua carriera da giornalista, Pierantonia era rimasta ferma ormai da anni in quello squallido ufficio amministrativo al primo piano, tra scartoffie ed insoddisfazioni.
"Ma che cosa vuoi farci, eh?La vita è così: solo i mediocri ed i furbetti arrivano dove vogliono.
Gli onesti e gli idealisti come te rimangono fermi, mentre il mondo gli passa avanti incurante!" diceva spesso sua madre, senza distogliere lo sguardo dalla grigia televisione, ormai reperto storico.
"Ti dimostrerò che non è così. Io ce la farò comunque, con le mie capacità e senza ricorrere a scorciatoie. C'è tanta gente onesta, te lo assicuro!" rispondeva allora fermamente Pierantonia, nelle sue lunghe diatribe con la madre.
Ma questo accadeva molti e molti anni prima. Prima che Pierantonia si ritrovasse catapultata nella realtà.
Prima che uscisse fuori; fuori dall' Università, fuori dal mondo protetto delle illusioni.

15/2/11

Pierantonia accetta.

"Oh Pierantonia, sei tornata!!!Com' è andata?Uh, ma non sei abbronzata per niente!".
"Molto dolce, grazie" pensa tra sè e sè Pierantonia, ascoltando la cinguettante voce di Adelina, sua collega e amica da ormai quattro lunghi anni.
"Ma guarda, di sole ce n'era, e tanto. L' unica cosa è che ero costretta a girare tra monumenti e musei, senza avere neanche il tempo di alzare gli occhi al cielo!"
"Ah, di nuovo tua cugina. Non capisco proprio perchè ti ostini ad andare in vacanza con lei. In realtà non la sopporti, basterebbe dirglielo!".
Eh si, come se fosse così semplice. Facile parlare di ciò che gli altri dovrebbero o non dovrebbero fare. Poi però, quando si tratta di se stessi, sembra proprio che gli stessi consigli che siamo i primi dare, sono gli ultimi che poi rispettiamo. Così Adelina, pigolando originali perle di saggezza, non si risparmia mai.
"Certo" pensa Pierantonia "come se fosse facile dire all' unica persona che mi dimostri un sincero affetto che in realtà è insopportabile ed egocentrica!Io sono consapevole che Belem sia così, ma non per questo vorrei ferirla!E poi parla bene Adelina, con quella figlia che si ritrova....senza parlare poi di quell' orso del marito!".
Che acida!Penserete voi. Ma ad onor di cronaca è bene dire che Pierantonia ha un grande cuore, e non perchè sia la nostra eroina, nonchè protagonista di questa narrazione, ma perchè di cuore ne aveva davvero tanto.
Comunque, come vero e realista personaggio che si rispetti, anche lei, ogni tanto, perde la pazienza. Ma giusto quel tanto necessario per farla sfogare, tanto per combattere quel suo innato senso di celata frustrazione.
Ma che Adelina sia un trotterellante cavallo da passeggio, con grandi e sfarzosi paraocchi annessi, non è certamente una novità.
Adelina ha una figlia di circa dieci anni. Carina, educata, molto piccolina per la sua età. Ma ha un dono: è munita di una dote che normalmente non viene riservata ai teneri pargoli: una spiccata e precoce presunzione.
"Non la sopporto. E' davvero antipatica. Mi viene voglia di risponderle malamente! Senza contare le volte in cui mi andrebbe di prenderla a calci nel culo!Si, perchè mi viene proprio voglia di riempirla di calci al culo...non schiaffi o quant' altro. Proprio calci al culo!" diceva spesso Dolcemetà, nelle rare volte in cui aveva avuto la fortuna di trovarsi in compagnia di Adelina, consorte-orso e figlia.

Quindi avrete capito come la vita di Pierantonia sia circondata da persone, come possiamo dire, "intellettualmente stimolanti". Ma lei riconosce ed accetta l' imperfezione umana. Pierantonia accetta tutto. Ma forse prima o poi giungerà anche per lei il momento. Si, quel momento in cui finalmente si esplode, liberando tutto ciò che si è da sempre covato dentro.

2/2/11

Pierantonia e la lunaticità.

Pierantonia è una persona serena, fondamentalmente. Sopporta in modo piuttosto ammirevole le stravaganze altrui, cercando di non lasciarsi sconvolgere o inquietare facilmente.
Ma c'è una cosa che proprio non sopporta: la gente lunatica.
La gente lunatica è davvero pesante ed irritante, perchè un momento sorride, parla, chiacchiera in modo affabile, ed il momento dopo grugnisce come un rinoceronte al pascolo, lanciando palle di fuoche da occhi, naso ed orecchie.
E Pierantonia non sopporta davvero quell' aria da vittima e "odio-il-mondo-intero" che, ahimè molto spesso, si dipinge sul viso di alcune sue vicine conoscenze.
"Tesoro ti va un piatto di pasta?Carbonara, che dici?" dice Pierantonia rivolgendosi alla sua dolce metà, seduta comodamente davanti al computer, che annuendo con aria pacifica e serena risponde : "Si, perfetto.Grazie tesoro", il tutto condito da un caloroso e splendente sorriso.
"Amore, metti l' acqua a bollire mentre taglio la pancetta...puoi?"
Nessuna risposta.
"Amore?" si vede costretta a ripetere Pierantonia con voce accondiscendente e decisamente troppo smielata.
Silenzio assoluto.
"Amore, mi hai sentito? E` che con la tele accesa non so se mi hai sen..."
"Ma cazzo!!!!Non vedi che sono impegnato???Eccoti la tua maledetta pentola piena d' acqua,contenta?" grida dunque l' uomo delle nevi, venuto fuori da un lontano e remoto angolino della casa.
E così, lungi dall' abituarsi agli imprevedibili e irritanti sbalzi d' umore della sua cara metà, Pierantonia rimane lì, ferma ed attonita dinanzi alla trasformazione della sua dolce metà in uomo delle nevi (o nell' incredibile Hulk, dipende dal colore di cui suole tingersi tale strabiliante metamorfosi).
Ed eccoci quindi al punto: Pierantonia, per quanto sforzo faccia (e di sforzo vi assicuro ne fa tanto) non riesce a rassegnarsi, o chissà ad accettare, nonostante siano ormai passati molti anni, il marito numero due.
Eh si, perchè è proprio di numero due che stiamo parlando.
Dolcemetà (così chiameremo da adesso in poi il nostro Dr Jekyll) era sempre stato, nel vero senso della parola, una dolce e appassionata metà. Nulla da ridire su questo: marito stupendo, disponibile e sempre affettuoso.
Ma poi, in un bel giorno d' estate, Pierantonia fece la sua conoscenza con il marito numero due, colui il quale aveva sposato, a sua insaputa, unitamente a Dolcemetà. Comunque il numero due, cinico giudicante e rabbioso cane domestico, si era manifestato quando ormai i giochi erano fatti. Ossia una volta catturato il romantico e palpitante cuoricino della nostra eroina, il cui giudizio però,  rispetto all' essere umano e alle sue molteplici sembianze, non era mai stato, ahimè, particolarmente perspicace e fortunato.
"Che simpatica ragazza la nuova coinquilina! Ho deciso, scelgo lei. Sono sicura che diventeremo grandi amiche!" gioiva Pierantonia nelle sue, grazie a Dio non molto frequenti, scelte  per la condivisione dell' appartamento, durante i fervidi anni universitari. Scelte che, puntualmente, si dimostravano delle vere e proprie catastrofi naturali di convivenza forzata (o forzosa, dipende).
Ma questa è un' altra storia.
Qundi Pierantonia e Dolcemetà, dall' essere due perfette metà di una splendente mela autunnale, si ritrovarono ben presto in tre, nell' imperfetto equilibrio tipico di questo numero (che nulla ha di perfetto, ve lo assicuro!).

1/2/11

Pierantonia si presenta.

Buongiorno cari lettori,
sono qui per narrarvi le vicissitudini di Pierantonia, donna comune in un mondo comune.

Pierantonia è una donna apparentemente felice e serena, tranquilla ed inquieta, allegra e malinconica, stanca ed iperattiva.
Una donna come tante, o come nessuna.
Pierantonia è ora in viaggio: una settimana di relax con la sua cara e iperattiva cugina Belem.
Dove? In Spagna, in una qualche soleggiata cittadina del Sud, di cui, ahimè, non ci è dato conoscerne la precisa ubicazione.
Ma a noi non interessa. L' importante è sapere che Pierantonia è lì, comodamente seduta su  una morbida poltrona, leggendo l' ultimo romanzo di un noto scrittore inglese, e pensando che, in effetti, se il caro noto scrittore è in grado di pubblicare e vivere della sua scrittura, allora c'è speranza per tutti.
Ma non divaghiamo. Allora, dove eravamo?
Ah si, Pierantonia seduta sulla comoda poltrona.
"Ma dobbiamo proprio visitare tutte queste cose? Cioè non che io non ne abbia voglia, ma  rimangono solo quattro giorni per rilassarci, e fin ora non ci siamo fermate un attimo! Io ho bisgono di riposare!".
Eccoci qui, all' ultimo tentativo di Pierantonia per smorzare le mire espansionistiche dell' insaziabile cugina.
"Pierantò, ma cosa stai dicendo??Non abbiamo visto ancora nulla, ed è già più di un' ora che stai seduta lì a poltrire!Levantate ya!!!Tenemos que seguir con nuestra ruta...hay que ver todavia dos iglesias, tres plazas y el museo de historia natural!".
Belem, come molti di voi avranno già immaginato, parla un pò di spagnolo, eredità di un' arzilla bisnonna galiziana. Non che ne conosca molto in realtà, ma quel tanto necessario per permetterle di inserire qua e là, nel bel mezzo dei suoi sproloqui, qualche parolina latina, tanto per darsi delle arie.
Naturalmente la nostra cara Pierantonia non ha la benchè minima idea di cosa significhi "todavia, ruta e tenemos", però ha ben captato il significato di "iglesias, plazas e museo". E ciò le è bastato per capire che ormai non c'è opposizione che possa resistere contro l' ostinata testardaggine della cugina.
"Mai più, questa è l' ultima volta che vado in vacanza con lei, non mi frega più!" ripeteva tra sè e sè la nostra eroina, convinta e risoluta. Ma, ahimè, anche se mi piacerebbe farvi credere il contrario, Pierantonia aveva preso questa risoluzione già tante e tante volte, che ormai ho perso il conto. La prima credo fu durante quella fantastica vacanza studio in Irlanda, in cui la dolce cuginetta, allora quattordicenne, l' aveva trascinata di via in via, di casa in casa, di parco in parco, di festa in festa, senza lasciarle mai tregua. Fu lì, se non mi sbaglio, la prima volta che Pierantonia decise di non andare mai più in vacanza con la gagliarda Belem. E da quel dì sono passati molti anni, ed altrettanti frenetici viaggi in giro per il mondo.
Pierantonia è però molto stanca. Perchè andare in vacanza per tornare più stanchi di prima? Non si sa proprio perchè, ma continuava a fare lo stesso errore. Solitudine, ecco di cosa aveva bisogno. Ma non riusciva mai a realizzare il suo obiettivo. La pigrizia, o forse un pizzico d' insensata paura, le impedivano di prendere la decisione di andare via da tutto, in perfetta solitudine, almeno per un pò.
E così ecco qui Pierantonia, partita per una settimana di relax sotto il sole della caliente Spagna, e già desiderosa di tornare alla puzzolente e trafficata routine della caotica Roma.